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Il grido / La bambina (poesia palestinese)

Questa poesia è del poeta arabo Mahmud Darwish. L’ho tradotta in italiano dalla versione spagnola di Marìa Luisa Prieto.
Colgo l’occasione per ricordare che tutti gli stati sono mostri disumani responsabili dei peggiori mali dell’umanità, ma nessuno lo è quanto Israele. Leggi tutto…

Non so neanche perché ve lo racconto

La frequentavo circa otto anni fa, o forse cento, e in quel periodo ero molto triste. Sarebbe bastato che lei mi chiedesse perché, per capovolgere il mio umore. Beh, non è che la frequentassi perché ero triste, ma se lo avesse chiesto avrebbe perso un cliente. Forse avrebbe trovato un marito, o forse no, ma in tutti i casi il cliente l’avrebbe perso. E non era questo che voleva.

Ma poi, di cosa mi lamento? Nemmeno io le ho mai chiesto perché era triste.

Abitava al biscione, dove dalla finestra vedi il mare infinito, ma se dal mare guardi verso casa tua vedi solo una geometria storta di cemento che abbruttisce le montagne. Riceveva in casa, e la prima volta che ricevette me dovevo essere molto nervoso. Almeno così dice Gino, ma io non ricordo. In effetti non ho episodi particolari da ricordare. I nostri incontri erano sempre uguali.

Ricordo la sua casa, quella sì. Era piccola e ci abitavano in due: lei e la Madonna. Anzi in zero, ché l’assenza del figlio conta per due. La Madonna poi non era di grande compagnia, se ne stava lì nel suo dipinto a fare quello che sapeva fare, cioè niente. Doveva sentirsi molto a disagio, in quella casa lì. Secondo me si chiedeva come ci era finita. Lei comunque le parlava, ma non otteneva risposta. Il tono era basso, ma io ci sento bene e so cosa le diceva: “Perdonalo, sa quello che fa ma sai, i casi della vita sono così”. Così come? Mah. E invece “perdonami” non l’ha mai detto, come se la sua vita i casi non li avesse.

Ricordo il suo bagno, l’unica stanza sempre pulitissima. Il lavandino che io ogni volta cercavo di aprire l’acqua calda ma il rubinetto non girava.

Ricordo le sue mani: è incredibile come le muoveva. E le tette medio piccole ma perfette – non potevo metterci la bocca, lo evitava con tatto. Ma nessuna mi ha mai dato il piacere che mi dava lei. Quelle che dicono che il sesso è bello solo se c’è l’amore mi fanno ridere. Dico di sì con convinzione, ma dentro rido. Il sentimento rende belle tante cose, e rende bello anche il sesso, non dico di no. Ma l’amore non basta, care mie. Mi dispiace ma non ci si improvvisa puttane.

So che sta bene, che nonostante le prime rughe continua a far felice la gente e che suo figlio ora studia legge. Magari un giorno la difenderà. O forse dice che sua madre fa la giornalista e se la incontra per strada si nasconde dietro il giornale.
So che anche lei non è più triste. E’ sempre più brava e mi saluta, dice Gino, e si ricorda ancora di quello che le ho detto l’ultima volta. Io invece non me lo ricordavo più. Anch’io ho sussurrato, ma si vede che ci sente bene anche lei. “Di cosa deve perdonarmi? Sei una bella persona…”. La Madonna, intendevo, mica doveva perdonarmi. Ma come facevo a ricordarmi di aver detto una cosa del genere? E’ di una banalità… e anche la scelta delle parole, insomma, so fare di meglio. Però lei se lo ricorda, vai a capire. Beh, so che è stupido e infantile e tutto quello che vi pare, ma voglio pensare che è per questo, che non è più triste. E un po’ li rimpiango, questi casi della vita: quasi quasi preferirei essere ancora triste e andare da lei, e invece chissà perché non ci vado più. Mica li sappiamo i motivi per cui facciamo questo e non facciamo quello. Smettiamo e basta, un po’ come quando si muore. Ma per fortuna ci è rimasto questo gotto di bianco sul bancone di un bar senza turisti, che non è proprio la stessa cosa ma almeno costa poco.

Alla salute che brucia!

Pertini e l’amnistia agli anarchici

Sandro Pertini fu presidente della repubblica dal 1978. Già nel discorso di insediamento citò Gramsci e gli anarchici in carcere. Lo stesso anno liberò gli anarchici con un’amnistia. Alla domanda sul perché lo avesse fatto rispose:

“Come potevo non farlo? Vede, io sono un vigliacco. Tutti noi siamo dei vigliacchi. Quando parliamo di democrazia siamo tutti in malafede. Democrazia significa governo del popolo, ma se governasse il popolo non governeremmo noi. Lo facciamo perché il governo è più facile dell’autogestione, più comodo. E perché, ammettiamolo, un po’ ci piace avere tutto questo potere. E continueremo a governare. Ma l’amnistia è un atto dovuto, visto che hanno ragione loro. E una parte di me spera che prima o poi vinceranno

La risposta di Pertini è tratta dal libro “Pertini sì Pertini no”, di Livio Zanetti.

AGGIORNAMENTO: Dopo 6 anni (!) ritrovo questa citazione, ma su Wikiquote. Mi ricordo di averla pubblicata anch’io, e vado a cercare questo vecchio post, su un blog ormai in disuso. Mi sono anche chiesto se WikiQuote l’abbia copiata da me, ma in effetti è impossibile: nel mio post mancava un pezzettino. L’ho corretto.

Il capitano Pike

Christopher_Pike,_The_Menagerie

Non capisco quelli che guardano dei film orribili e poi li recensiscono sui loro blog. Se un film non ti piace, perché ne parli? Non hai qualcosa di interessante da dire? Perché dilungarti su qualcosa che, secondo la tua stessa opinione, non vale la pena di leggere?

Detto questo, a volte non se ne può fare a meno. Forse perché entra in gioco la sfera emotiva: ai personaggi ci si affeziona, o ci si affeziona alle emozioni che ti hanno dato, alle riflessioni che ti hanno suggerito. E se qualcuno te li rovina, ci rimani male.

Ecco, a me fa veramente schifo il nuovo Star Trek. Per chi non lo sapesse, un personaggio mai visto né sentito torna indietro nel tempo e distrugge il pianeta Vulcano prima della prima avventura di Kirk. Senza motivo – il personaggio in questione prova a spiegare i suoi motivi, ma ci convince solo dell’incapacità degli autori. Della serie: se non sei capace di dare una spiegazione non darla, limitati a fare un film dove le cose esplodono, tanto vende lo stesso. Comunque, da questa cazzata nasce l’idea del nuovo Star Trek. Con attori giovani belli e cretini, un Kirk privo di qualsiasi qualità che ricorda il generale Custer, uno Spock che invece di essere privo di emozioni frigna ad ogni occasione, Uhura bellissima, il dottore che non si capisce che ci sta a fare, etc.

Però in questo post volevo parlare di un personaggio secondario ma importante: il capitano Pike. Nel nuovo Star Trek non ha una vera personalità, solo un ruolo: tira le orecchie a Kirk ogni volta che fa qualcosa di incredibilmente stupido (cioè spesso) e poi gli dà un’altra possibilità di dimostrare che non valeva la pena di dargli un’altra possibilità.

C’era anche in Star Trek (quello vero), il capitano Pike. E’ stato il primo capitano dell’Enterprise e di Spock. Insieme hanno scoperto un pianeta, dove sono stati catturati (ma no?). Ma gli alieni che lo abitavano avevano le migliori intenzioni: loro vivevano una vita virtuale felice, dove nulla era reale ma tutto era come loro lo volevano, e pensavano di riservare lo stesso destino ai loro ospiti. Che però non erano d’accordo: per loro una vita virtuale non è una vita, anche se è felice. Riescono a scappare, ma le due razze alla fine si salutano in pace, e perfino con una sorta di ammirazione reciproca. Questa storia è stata girata originariamente come “episodio pilota”, cioè come prova generale per iniziare a dare forma a Star Trek.

Anni dopo, Pike ha una malattia terribile dalla quale non può guarire. Non riesce a muoversi né a parlare, il volto è orribilmente deturpato. Sì, è quello nella foto. E’ attaccato a una macchina mobile, una specie di sedia. Può solo spostarsi con quella macchina e, per comunicare, accendere una luce una volta o due volte (per dire sì o no). Ricorda Stephen Hawking, ma è messo molto peggio. Spock disobbedisce al capitano Kirk e a tutte le regole della Flotta Stellare. Naturalmente verrà anche processato dalla Corte Marziale. Si impossessa dell’Enterprise e la usa per portare Pike sul pianeta che hanno scoperto insieme. Lì Pike potrà vivere una vita virtuale, ma che ormai è diventata desiderabile.

Problemi etici, filosofici. Personaggi profondi, interessanti. Tutto questo, nel nuovo Star Trek, non ci sarà mai. Ci sono solo esplosioni. Ma cosa c’entrano le esplosioni, con Star Trek? I siluri fotonici di Kirk non hanno mai danneggiato nessun nemico, fanno il solletico a una mosca. Le sue battaglie, se proprio doveva combatterle, le vinceva col cervello.

Se solo ne avessero uno anche gli autori del nuovo Star Trek…

Cerrapungi

Cerrapungi?“Eccola lì, come gli altri anni”, disse Michele, indicando con un cenno del mento la strana vecchietta incapucciata, vestita di nero, che se ne stava seduta sul ciglio della strada a guardare le macchine, proprio sotto il cartello che indicava Limora verso una mulattiera, nelle profondità della montagna.
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Il generale Custer era un coglione

Va bene, lo ammetto: l’ho insultato aggratis. In realtà non era generale, solo coglione. Ma cominciamo dall’inizio.
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Racconto: Fuga dall’incubo – pt. 10/10

Eccoci finalmente all’ultima parte di questo racconto psichedelico. Devo confessare che non mi piace più. Se non avessi già iniziato a pubblicarlo, lo cestinerei. Penso di avere avuto delle buone idee, averle studiate bene, e poi averle sprecate scrivendo qualcosa di noioso. Pazienza, ormai è andata così. Spero che qualcuno commenterà, anche solo per confermare che questo mio lavoro è terribile.
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Racconto: Fuga dall’incubo – Pt. 9/10

Siamo quasi alla fine. In questa penultima parte si chiarirà il mistero. Saprete tutto, o almeno così crederete voi. E se rileggerete tutto daccapo, vi accorgerete che ogni particolare ha un senso, soprattutto quando sembra che non ce l’abbia. Solo che…
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Racconto: Fuga dall’incubo – Pt. 8/10

Sì, lo so: ho lasciato passare molto tempo dall’ultima parte. I pochi interessati a seguirmi – se esistono – avranno probabilmente cambiato idea, o si saranno dimenticati di me. Ma se così non fosse… beh, coraggio: siamo quasi alla fine.
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Racconto: Fuga dall’incubo – Pt. 7/10

Continua l’avventura onirica. L’ultima parte è stata angosciante per la nostra amica, ha bisogno di riprendersi. Ma non illudetevi di capirci qualcosa, per ora.
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